Padre  MARIO GERLIN

 

Apostoli dei lebbrosi – Un santo dei nostri giorni

 

Si sta avvicinando il 20° anniversario della morte di P. Mario Gerlin, scomparso il 27 febbraio del 1993 a Bambui in Brasile.

Per tenerne viva la memoria e tramandarne l’altissima testimonianza di prete e missionario, presentiamo questo breve profilo, che sintetizzi la sua figura e le tappe principali della sua vita.

Proveniente da una famiglia di artigiani-muratori, era nato a Pieve di Soligo il 27 ottobre del 1919.

Nello stesso giorno della sua nascita, usciva dalla porta di casa il feretro bianco della sorellina Maria, di 4 anni, colpita da meningite. Gli altri tre fratelli minori di Padre Mario, all’età di 7 anni, sono a loro volta colpiti da una rarissima forma di paralisi progressiva, e muoiono tutti intorno ai quarant’anni.

Padre Mario riceve una educazione profondamente religiosa in famiglia, ma, giunto all’età di 17 anni, come reazione alla gravissima situazione familiare, dichiara ai genitori di non credere più in Dio, e abbandona ogni pratica religiosa.

Dopo aver conseguito il diploma di abilitazione magistrale e la maturità classica, si iscrive alla facoltà di Legge dell’Università di Padova, con l’ intenzione di fare poi il giornalista. Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale come sottotenente di fanteria. Ritornato a casa nel febbraio del 1946, trova i genitori invecchiati e i tre fratelli con le gambe paralizzate; lascia allora gli studi universitari e si dedica all’insegnamento nelle scuole elementari.

Nel luglio del 1953 compie un lungo viaggio in motocicletta attraverso la Spagna e il meridione della Francia e fa una breve visita a Lourdes. Assistendo alla processione pomeridiana del Santissimo, spinto da una irresistibile forza interiore, si ferma per alcuni istanti davanti alla grotta della Madonna, chiedendole la grazia di credere in suo Figlio Gesù Cristo. Tornerà poi a Lourdes per 9 anni consecutivi come barelliere dell’ UNITALSI.

Infine, dopo lunghi anni di crisi spirituale, il mercoledì santo del 1955, durante un incontro serale con Don Giovanni Rossi, nella Cittadella Cristiana di Assisi, si converte e ritrova la fede perduta.

Nel 1956, nelle liste della DC, viene eletto Vice Sindaco di Pieve di Soligo e quindi Sindaco nel 1960, rimanendo in carica per due mandati consecutivi.

Nell’aprile del 1969, dopo aver frequentato per quattro anni l’Istituto Superiore di Scienze Religiose presso L’Università Cattolica di Milano, si dimette da Sindaco, con un anno d’anticipo sulla scadenza, per prepararsi all’ordinazione sacerdotale che avvenne l’ 8 dicembre del 1969 nella Chiesa arcipretale di Pieve di Soligo per l’imposizione delle mani di Mons. Albino Luciani, Vescovo di Vittorio Veneto, l’indimenticabile “ Papa del sorriso Giovanni Paolo I ”.

Nel febbraio del 1970, Padre Mario parte missionario per il Burundi, nell’Africa Centrale, dove rimane fino al giugno del 1972, quando avvenne il terribile genocidio della razza Bahutu,. Qui incontra per la prima volta i lebbrosi, ai quali dedicherà poi tutta la sua vita. Rientrato in Italia, vi rimane per un anno e mezzo, come cappellano della parrocchia di Lentiai ( BL).

Nel marzo del 1974, assieme al compianto dott. Marcello Candia, parte per il Brasile e diventa il primo cappellano italiano della colonia degli hanseniani (lebbrosi) di Marituba, in Amazzonia, visitata poi da Papa Giovanni Paolo II nel luglio del 1980.

Dal giugno del 1977 diventa cappellano dei sanatori per hanseniani di Bambui e Sabarà nello Stato del Minas Gerais, dove ci sono circa 500 malati e un centinaio dei loro figli, dedicandosi, insieme alle suore Figlie di Nostra Signora del Calvario, all’assistenza religiosa e sociale degli internati.

Dopo aver istituito in ogni sanatorio un Centro Sociale, formato dagli stessi ammalati e riconosciuto dallo Stato, sostenuto dalla generosa collaborazione morale e finanziaria di amici italiani e di alcuni brasiliani, Padre Mario, realizza gradualmente la trasformazione del vecchio e cadente ospedale del sanatorio “Sao Francisco de Assis”, a 7 km dalla cittadina di Bambui, in un complesso ospedaliero moderno e efficiente di prevenzione e cura dell’hanseniasi (lebbra), promuovendo nel contempo una campagna di informazione a livello nazionale, per far cadere definitivamente le barriere psicologiche e culturali della paura, dell’ignoranza e dell’emarginazione che ancora circondavano “gli ultimi degli ultimi”, ossia gli hanseniani, che allora, ovunque, non erano considerati e trattati come gli altri uomini. L’ospedale, che porta il nome di Don Mario, oggi è denominato Casa della Salute.

Nel 1980, Padre Mario, per incarico della Conferenza Episcopale Brasiliana, visita tutti i 35 sanatori per hanseniani del Brasile, percorrendo più di 40.000 km in 7 mesi e portando ai più di diecimila ammalati colà internati un messaggio di amore, fraternità e speranza.

Il 5 dicembre 1984, Padre Mario presenta al Papa Giovanni Paolo II, durante un’udienza privata, l’hanseniano Antonio Magalhaes, costretto a vivere su una sedia a rotelle e autore del libro “Dall’altro lato della frontiera”.

Si trattò di un avvenimento eccezionale e storico, perché era la prima volta che un hanseniano, con i segni della malattia sul volto e nelle mani, entrava in Vaticano e veniva ricevuto in udienza particolare dal Sommo Pontefice. Giovanni Paolo II, visibilmente commosso, ricambia il saluto con una speciale benedizione per tutti gli hanseniani del Brasile. Ricordando poi la sua visita a Marituba, il Papa pone la sua mano sopra  la testa inchinata di Antonio, come segno di paterna benevolenza e predilezione per i venti milioni di lebbrosi ancora esistenti nel mondo, i suoi figli più sofferenti ed emarginati.

Padre Mario ha scritto e pubblicato diversi libri in Italia e Brasile; ne citiamo alcuni:

  • Per gli ultimi degli ultimi – La gioia di servire
  • Nino carissimo…arrivederci!
  • Lettera a Marcello Candia, buon samaritano
  • Quando si fa sera e il giorno già declina
  • Il Santo Rosario – Con Maria di Nazaret, un cammino di contemplazione
  • Illustrissimo – Il segreto di Papa Luciani
  • Il soave profumo di una croce rinsecchita – Segno e messaggio dell’aldilà
  • Voci dall’arcipelago delle isole perdute – Le voci di coloro che non hanno voce

Ogni anno rientrava in Italia per diffondere la conoscenza degli hanseniani e raccogliere fondi per le sue opere a Bambui. Durante il soggiorno del 1991 venne colpito da infarto, da cui riuscì a ristabilirsi miracolosamente. Nel 1992, benché sconsigliato da tanti, volle tornare in Brasile per morire tra i suoi lebbrosi. Qui infatti troverà la morte il 27 febbraio del 1993; ed è sepolto accanto a coloro che aveva tanto amato, nel piccolo cimitero del Villaggio “Sao Francisco de Assis” a Bambui.

Scrive di lui Suor Tommasina, che gli fu accanto, assieme a Suor Carmela, nel momento della morte nell’ospedale di Belo Horizonte:

“Con nostalgia ricordo ciò che mi diceva delle sue esperienze nel deserto africano con Carlo Carretto, delle sue ore di adorazione notturne nel “cantinho” della sua casetta, della sua speciale devozione a Maria, che fu sempre presente nel suo cammino di fede e contemplazione. Ma chi è? Chi è stato Padre Mario? Mi piace semplicemente definirlo un “santo dei nostri giorni”. Ho conosciuto Padre Mario già sacerdote, proprio quando si accingeva a diventare missionario “ tra gli ultimi degli ultimi”. Ricordo molto bene che scelse il nostro sanatorio di Bambui , perché allora era il più povero e il più abbandonato. Le nostre suore “Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario”, che vi lavorano da più di 60 anni, dicono che se non vi fosse andato Padre Mario, questa colonia di lebbrosi sarebbe scomparsa… per incuria. Con il suo arrivo, grazie anche alla sua esperienza di sindaco, al suo costante altruismo e agli aiuti che riceveva dagli amici italiani, il sanatorio fu sottoposto a continue trasformazioni e miglioramenti edili e igienici; e venne dotato di idonee apparecchiature sanitarie, con una presenza medica continuativa ed adeguata. E ben presto divenne un ospedale efficiente e moderno per la cura dell’hanseniasi e per altre patologie, tanto da essere considerato una struttura sanitaria all’ avanguardia nella cura della lebbra. Se è vero che esistono persone speciali, che lasciano impronte dove passano, Padre Mario è uno di questi. Infatti, basta entrare nel villaggio “San Francesco d’Assisi” di Bambui per vedere che Padre Mario è passato di qui. Tutto parla di lui. Dai 6 km di strada che separano la colonia da Bambui, che lui contribuì ad asfaltare, all’acqua che si usa,  perché Padre Mario provvide ai pozzi artesiani e alle cisterne. Dall’ospedale ristrutturato e arredato in ogni conforto, alla grotta di Lourdes, sul modello di quella di Pieve di Soligo. Dal Centro Sociale da lui fondato. Dai padiglioni e dalle casette, rese degne dimore, alla Chiesa Parrocchiale, ripulita e fornita di un funzionale altoparlante, che, oltre a trasmettere le funzioni, serve per informare la comunità di eventi lieti e tristi. Dalla casetta “Betania”, costruita per accogliere gli amici, ai trasporti: l’autobus che permette ai ragazzi gli spostamenti dal Villaggio “ S. Francesco d’Assisi” a Bambui e viceversa. All’ambulanza per il trasporto dei malati. E i bambini? Fu una lotta faticosa e lunga quella che sostenne, perché i bambini tolti appena nati ai genitori malati e portati a più di 300 km di distanza, tornassero a vivere presso i genitori, con la dovuta assistenza da parte di assistenti sociali e psicologi. Oggi c’è l’asilo nido e la scuola materna, il doposcuola; lezioni di ricamo e cucito, di musica e arte, di calcio e catechismo. C’è vita! E ci sono ancora la cucina, il minimercato, il panificio. E tutto questo, grazie alla sua sensibilità, al suo impegno.

Il suo ricordo tra i malati e quelli che l’hanno conosciuto, è ancora vivo e sembra che tutti parlino di una persona che si è assentata per qualche giorno.

Suor Carmela continua i suoi progetti, perché lui ha promesso di non abbandonarla mai  e dal cielo continua a mandare benefattori e aiuti affinché la sua  opera, che è opera divina, non muoia, ma continui a dare buon frutto”.

 

Vita dell’ Associazione

 

Nel giugno del 1994 è nata l’associazione “Amici di Don Mario Gerlin”, grazie all’iniziativa dei Soci fondatori: Bissoni Maria, Fabbri Teresa, Furlan Pietro, Gionco Adriano, Michieli Marisa, Spolaore Roberto, Tomasi Antonio e Tittonel Giampietro, con lo scopo di tenerne viva la memoria e tramandarne l’altissima testimonianza, continuare e completare le sue opere a Bambui in Brasile.

Per iniziativa dell’Associazione “Amici di don Mario Gerlin”, negli ultimi anni, nel Villaggio “S. Francesco d’Assisi, sono state costruite la SCUOLA PRIMARIA per i ragazzi dai sei ai quattordici anni e la SCUOLA SECONDARIA per giovani dai quattordici ai diciannove anni, opere volute da lui fortemente, e che Egli avrebbe certamente realizzato se la morte non l’ avesse strappato alla vita anzitempo a 73 anni e 4 mesi.

La Scuola Primaria, frequentata da circa 200 allievi e la Scuola Secondaria frequentata da circa 170 giovani, sono state realizzate grazie al contributo determinante del Comune di Pieve di Soligo e della Regione Veneto, all’aiuto dei Soci dell’Associazione e di tanti benefattori.

Oggi l’attenzione dell’Associazione, che conta circa 150 iscritti, è rivolta in particolar modo al Centro Sociale, alle Scuole d’Infanzia e Materna, frequentate da circa 170 bambini e ai più bisognosi del Villaggio “S. Francesco d’Assisi.

La continuatrice dell’opera di Don Mario, Suor Maria Carmela, oltre a coinvolgere le autorità brasiliane, fa anche affidamento sugli aiuti degli amici italiani per soddisfare le esigenze del Centro Sociale, della Scuola d’Infanzia e della Scuola Materna.

Chi desidera collaborare può inviare contributi attraverso il conto corrente postale n. I3686316, intestato all’ Associazione “Amici di Don Mario Gerlin - P.zza Libertà n.7 -31050-Solighetto (TV) oppure tramite bonifico c/o Banca della Marca- IBAN: IT08 O070 8461 9200 2800 2910 465.

Qualche anno fa a Don Mario Gerlin, a Pieve di Soligo, è stata intitolata una strada, nei pressi del Collegio Balbi Valier,

Da un po’ di tempo ci si sta muovendo perché venga introdotta la Causa di Beatificazione di Don Mario. A tal fine si stanno sollecitando i Vescovi di Luz (Brasile) e di Vittorio Veneto (TV). Nella Chiesetta del cimitero del Villaggio “S. Francesco d’Assisi” dov’è sepolto Don Mario, ci sono diversi segni delle grazie ottenute per intercessione di Don Mario, venerato dalle popolazioni del Villaggio e di tutta la zona come un Santo.-

 

Attività dell’ Associazione “Amici di Don MarioGerlin”

 

L’ Associazione è formata da persone legate al ricordo di Don Mario e testimoni del suo instancabile operare nella missione che aveva scelto, ma anche da sostenitori recenti molto affezionati a Suor Maria Carmela che, con altrettanto carisma, continua l’opera di Don Mario in Brasile. Suor Carmela è la memoria storica di Padre Mario, avendo condiviso la stessa missione, nonché sua degna erede spirituale poiché, a tutt’oggi, tutela e assicura il diritto all’istruzione e alla salute dei più  bisognosi. Nonostante i suoi ottant’anni e grazie a doti quali intelligenza umiltà  e coraggio, riesce a tessere contatti fondamentali con le autorità brasiliane affinché tutti gli sforzi fatti e i risultati raggiunti abbiano sempre fondamento e futuro.

Visitando Bambui e i luoghi dove  Padre Mario si è prodigato anima e corpo per la dignità degli ammalati di lebbra e dei loro familiari, si percepiscono emozioni diverse: il ricordo di una sofferenza che appartiene ad un passato ancora recente, ma anche una serenità raggiunta dopo tanto impegno e tante preghiere, e, soprattutto, la sensazione che Don Mario non se ne sia mai andato perché tutto parla di Lui e tutti Lo custodiscono con amore nel proprio cuore.

 

Scopi dell’ Associazione

 

In passato, per continuare e completare l’opera avviata da don Mario sono state realizzate molteplici iniziative per collaborare e sostenere concretamente i vari progetti.

Sono state assicurate periodiche presenze di medici nostri associati presso il Sanatorio di Bambuì per garantire prestazioni sanitarie specialistiche. Alcuni operatori sanitari di Bambuì sono stati accolti presso strutture del Veneto ad alta specializzazione nell’ambito di scambi scientifico-culturali. Sono stati garantiti i fondi necessari per realizzare i vari miglioramenti edilizi, per completare alcune apparecchiature sanitarie, per la realizzazione del forno, Asilo nido, Biblioteca, etc. Periodicamente si è provveduto all’invio di pacchi di vestiario, ma anche di sementi selezionate per l’attività di orticoltura.

Inoltre sono stati devoluti fondi per borse di studio e a sostegno dei figli degli hanseniani, per indirizzarli verso una professione, per aiutarli a conseguire titoli di studio presso scuole superiori ed università ed attestati di specializzazione.

Tutto questo grazie a benefattori sensibili e generosi e a tanto volontariato

Ultima collaborazione importante la costruzione degli edifici per le scuole elementari-medie  e per la scuola di specializzazione ( inaugurata nel marzo 2010) che ha visto il contributo preponderante del Comune di Pieve di Soligo e della Regione Veneto.

Ogni anno in occasione dell’anniversario della scomparsa viene promossa una cerimonia commemorativa religiosa. Sono stati effettuati incontri in varie località, convegni, mostre, concerti, produzione e proiezione di materiale documentario.

Di grande interesse risultano le due pubblicazioni sostenute e curate dall’Associazione, che si aggiungono ed in parte completano la ventina di libri scritti da don Mario.

Le future attività dell’ Associazione saranno rivolte a promuovere la testimonianza di Don Mario nel territorio italiano, dare più visibilità alla sua personalità forte e attualissima, di sacerdote di rottura come spesso è stato definito, che molto ha creduto, amato, e pregato.

Nostra intenzione sarebbe far conoscere la sua missione anche nelle scuole, avvicinare un pubblico giovane, sempre sensibile ed attento quando gli insegnamenti sono autentici e significativi

Riproporre i suoi scritti, interessanti e poetici nel contempo.

Ovviamente ci serviranno aiuti ma confidiamo nel messaggio di Don Mario perché questo avvenga.

Impegno dell’Associazione è la continuità e la costanza nel mantenere i contatti (viaggi-telefonate-e-mail) con Suor Carmela e la realtà di Bambui, rinnovare sempre il nostro appoggio e il nostro inesauribile affetto nei suoi confronti.

Sacerdote a 50 anni,Missionario in Africa, Italia e BrasileDedicò la sua vita alla cura fisica e spirituale degli Hanseniani

APPUNTI DI VIAGGIO A BAMBUI’ - “Casa de Saude Sao Francisco de Assis”

Pierina Gerlin
 

6-7 dicembre 2017

La mia famiglia ed io abbiamo incontrato Suor Aparecida, Suor Marta e Suor Alberta al Centro Sociale di Bambuì in casa Betania, edificio fatto costruire da Don Mario Gerlin nel 1986 per ricevere gli ospiti che arrivavano da tutto il mondo.

Si è puntualizzata la situazione in itinere del Centro Sociale dopo la morte di Suor Carmela, avvenuta   pochi giorni prima:

  • L’asilo nido e la scuola materna saranno gestiti dalle Suore.
  • La scuola elementare sarà gestita dal Municipio.
  • La scuola tecnica sarà gestita dallo Stato.

N.B. Le strutture sono delle Suore e … se vanno via?

Da valutare un incontro con le Autorità locali di Bambuì e le Autorità religiose a Roma e alla Diocesi di Vittorio    Veneto.

Abbiamo visitato tutte le scuole accompagnati dalla solerte, simpatica, dinamica Suor Aparecida: ambienti puliti, solari, funzionali con diverso materiale nuovo sia d’arredo che di gioco avuti in dono a seguito  di un Progetto.

Ci siamo incontrati con alunni ed insegnanti: una di loro soprattutto ha sottolineato l’importanza per questi bambini di avere l’interessamento delle persone “straniere”, l’ importanza di sentirsi valutati e considerati in quella terra spesso trascurata.

La mattinata si è conclusa con danze e canti in nostro onore da parte dei bambini.

 

7 dicembre 2017

Gran parte delle strade che collegano i vari padiglioni del Centro Sociale sono  quasi del tutto sterrate, piene di buche e, a tratti, di difficile praticabilità. Visita all’ospedale: ospedale e padiglioni in zona avrebbero necessità di una nuova tinteggiatura; da ristrutturare invece completamente l’ala femminile dell’ospedale gestita per ora in un vicino padiglione.

Ben organizzati sia l’ala maschile con ampie sale di degenza, sia le sale operatorie, i locali di sterilizzazione, gli ambienti comuni (cucine, mense e panetteria).

Personale medico-infermieristico molto cordiale e presente, in  un ambiente emotivamente familiare; alcuni degenti si sono messi in posa “ felici” di farsi fotografare.

Adiacenti all’ospedale ed alle scuole sono cresciute a poco a poco piccole abitazioni degli ex lebbrosi che, guariti, si sono costruiti una famiglia … e così figli, nipoti, hanno ricreato un ambiente vivo, pieno di speranza, aperto sia alla comunità locale che ai paesi limitrofi. Abbiamo conosciuto diverse famiglie che hanno condiviso con Don Mario numerose esperienze: sempre ricordi molto positivi, costruttivi ed affettivamente significativi.

Successivamente siamo entrati nella casa abitata da Don Mario; permane la sua presenza in quelle stanze piene di oggetti a lui molto cari, doni che i lebbrosi gli regalavano: piccole statue scolpite nel legno con grande fatica, ma con forte tenacia (alcune non terminate per la morte dell’Hanseniano).

Altri particolari: il “suo cantinho do encontro” angolo di preghiera, la “sua macchina da scrivere” sempre in attività per la molteplice corrispondenza col mondo intero, l’astuccio porta-viatico, fin troppo  consumato , l’inseparabile ombrello e, nel giardino antistante la casa, il maestoso albero del mango, alto, frondoso, imponente, pieno di frutti e …… “Don Mario ogni giorno ne gustava uno”, diceva a suo tempo Suor Carmela!   Dopo un breve incontro con gli impiegati dell’Amministrazione del posto, un luogo ci ha particolarmente colpito quel giorno: “la prigione”.

Sì, proprio una prigione per i lebbrosi che cercavano di scappare ; ora a testimonianza c’è solo un rudere e ci hanno raccontato come Don Mario e Suor Carmela liberassero sistematicamente  di notte  “i prigionieri” sottolineando poi alle forze militari, a quel tempo molto presenti  : “Non vi accorgete che vivere qui per loro è già una prigione di fatto?”

 

8 dicembre 2017

Una chiesa gremita di gente e un forte applauso ci hanno accolto all’entrata della chiesa  per la celebrazione della S.Messa prima dell’inaugurazione della Casa di riposo .

La mia famiglia ed io sorreggevamo il “labaro” e si camminava lungo la navata centrale.

Dietro di noi due fedeli portavano l’immagine di Suor Carmela.

Le immagini di Don Mario e Suor Carmela sono stati poste accanto all’altare e trasferite poi nell’atrio della grande Casa di Riposo.

Forte il  coinvolgimento dei presenti durante la S. Messa tra musiche ritmate e testimonianze per Don Mario e Suor Carmela.

Commovente il momento dello “scambiatevi il segno di pace”: tutti si sono avvicinati per abbracciarci o solamente per sfiorarci.

“Recanto Maria Munari”

Il primo impatto con la Casa di Riposo, nonostante la giornata molto piovosa, è stato solare: l’accesso all’edificio, color verde pallido, era facilitato dalle rampe, l’ingresso ci accoglieva con l’angolo preghiera (caratteristica di tutti gli ambienti del luogo) e con  le due immagini appese alle pareti accanto alle bandiere brasiliana ed italiana.

Tutte le autorità locali e religiose hanno ricordato con molto affetto Don Mario e Suor Carmela, nostro figlio Andrea ha letto in portoghese un messaggio a nome dell’Associazione “ Amici di Don Mario” ed una lettera del Sindaco di Pieve di Soligo. In tutti i loro interventi si sono esaltate la tenacia e la determinazione di portare a compimento quest’opera,tanto desiderata da entrambi, si è commemorata Suor Carmela che è mancata all’improvviso lasciando un “vuoto”, un enorme rimpianto in tutto il paese.

Gli inni nazionali dell’Italia e del Brasile hanno accompagnato poi l’apertura della Casa di Riposo col taglio del nastro.

Davanti a noi un lungo e largo corridoio, ai lati del quale si aprivano dieci camere a due letti ciascuna con ampi servizi igienici privati.

Sale e saloni in comune si susseguivano l’un l’altro molto luminosi e davano su di un suggestivo giardino esterno.

Un  imbandito buffet ricco di stuzzichini ed un brindisi hanno poi concluso un’emozionante cerimonia di inaugurazione.

Il Centro Sociale è ormai ben inserito nel contesto cittadino di Bambuì: l’ospedale, le scuole dall’asilo nido alla secondaria professionale, le cucine e le mense aperte a tutta la popolazione residente e non; la costruzione della Casa di Risposo si propone come ultimo anello familiare per l’assistenza e la cura delle persone anziane, sole, bisognose.

 

9-10 dicembre 2017

Ultimi ricordi: preghiera sulle tombe di Don Mario e Suor Carmela nella cappella del Cimitero del Centro Sociale; una teca a lato piena di ex voto; un grande libro fitto fitto di pensieri lasciati dai pellegrini in visita; due  foto con volti sorridenti  sopra il nero marmo, circondate da una marea di fiori.

Molte  sensazioni si sono alternate in questi giorni … il calore e la serenità che emanavano, come un alone, tutte le persone incontrate, i loro sorrisi, la spontanea disponibilità e generosità, la fisicità dei loro gesti per sottolineare ogni momento di condivisione.

Un pensiero, un ringraziamento particolare soprattutto a Suor Aparecida, Suor Alberta, Suor Marta e gli aiutanti della casa delle suore, che ci hanno ospitato con amore nella loro Famiglia,  nella loro Comunità, nutrito nel corpo e nell’anima, hanno desiderato che portassimo in Italia alcuni lavori eseguiti dagli Hanseniani  e ci hanno accompagnato  in questo percorso di “ viaggio del ricordo”   con  Don Mario e Suor Carmela.

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